Se devo pensare ad un illustratore particolarmente significativo, ad un illustratore che meglio rappresenta lo sviluppo alfabetico dell’illustrazione e del suo linguaggio, allora penso a Jean-Ignace-Isidore Gérard, più noto come Grandville, il cui lavoro ritengo la radice costitutiva di differenti universi immaginifici a venire. Grandville raccoglie quel patrimonio distorsivo della tradizione caricaturale, che si avviò con Annibale Carracci (1560-1609) ai primi del Seicento, con Giovan Battista Bracelli (1584-1650) e che può arretrare sino ai disegni umoristici di Leonardo. Grandville raccoglie quel patrimonio distorsivo della tradizione caricaturale spingendolo a conseguenze visionarie, alcune già in nuce altre inedite. In Grandville un’eccelsa capacità tecnica si coniuga a un’immaginazione sconfinata, che in un’opera come Autre Monde (1844) appare inesauribile e precorritrice. Vi si possono osservare sproporzioni anatomiche umane e animali, oggetti animati e antropomorfi, vegetali antropomorfi, animali antropomorfi, anatomie umane soggette ad allungamenti o restringimenti da sala degli specchi di un luna park, sproporzioni tra i personaggi di memoria pittorico-medievale, forzate inquadrature inedite, animali compositi memori dei bestiari e dell’epica classica, ambientazioni pre surrealiste e per le quali la memoria del lettore non può non andare a Magritte (René Magritte 1898-1967) o Dalì (Salvador Dalì 1904-1989) o ai paesaggi metafisici di Alberto Savinio (1891-1952). Anche alcuni suoi allungamenti o sproporzioni anatomiche e certo suo antropomorfismo hanno certamente segnato l’opera dei due grandi surrealisti. Possiamo trovarne traccia indelebile anche nell’immaginifico universo di Little Nemo, fumetto creato da Windsor McCay (1869-1934) nel 1905, che narra le vicende oniriche di un bambino con un elegantissimo segno liberty e con un’inesauribile fantasia tipica dell’immaginario infantile.
Se poi si guarda a un’opera come Scènes de la vie privée et publique des animaux (1840-42) di Honoré de Balzac (1799-1850) è praticamente impossibile non considerarla antesignana di tutti quegli universi, animati o a fumetti, abitati da animali antropomorfi, Disney in testa, ma passando per l’universo illustrato della Potter (Beatrix Potter 1866-1943). Certamente l’opera di Grandiville conserva ancora il sapore tipico dell’incisione e un realismo, seppure caricaturale e grottesco, di matrice classica, ma ben si comprende che l’illustratore francese ha gettato innumerevoli semi per futuri e rigogliosi immaginari che attraverseranno trasversalmente la pittura, il cinema, l’animazione, le vignette umoristiche e i fumetti. In tal senso credo che, quella di Grandville, sia da ritenersi tra le immaginazioni più prolifiche della storia dell’illustrazione, che, con sapienza e capacità, raccolse molteplici eredità dai bestiari, dalle demoniache invenzioni della pittura fiamminga, dalle grottesche, dai capricci e bizzarrie del Barocco, mutandole in qualcosa d’inedito che segnerà indelebilmente molta della produzione popolare e colta con conseguenze inaspettate e tuttora in atto. Va detto che negli anni nei quali opera Grandiville non v’è ancora una separazione netta tra pittura e illustrazione e questo gli consentì una libertà di azione, formale e immaginifica, oggi sconosciuta.
Grandville, 5 incisioni tratte da Autre Mode; Salvador Dalì, La tentazione di Sant’Antonio; 1946, Windsor McCay, Little Nemo, 1908; Alberto Savinio, Tombeau d’un roi maure, 1929
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